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10. La rete e i diritti d'autore


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  1. Che cos'è il copyright? Esso esiste solo in presenza di una (C)?
  2. Come mai in rete si trova gratis una grande quantità di software?
  3. Che cosa vuol dire "shareware", "PD"... ?
  4. Posso copiare tutti i testi che leggo e le immagini che trovo?
  5. Posso prendere programmi in un sito e copiarli ad un altro?
  6. Chi è responsabile per quello che io faccio sulla rete?

Segnalibro 10.1. Che cos'è il copyright? Esso esiste solo in presenza di una (C)?

Tutti, nelle nostre attività quotidiane, veniamo continuamente a contatto con il concetto di copyright (diritto di copia); tuttavia, non sempre si ha ben chiaro cosa ciò significhi. Difatti, per copyright si intende il diritto, appartenente al possessore della proprietà intellettuale di un oggetto, di controllarne la riproduzione e la diffusione, con qualsiasi mezzo esse vengano effettuate. La proprietà intellettuale spetta, all'atto della creazione di un oggetto, all'autore, ossia a colui che, sfruttando le proprie capacità, lo ha realizzato; egli può tuttavia vendere questa proprietà, ad esempio - per i testi - ad un editore, in cambio di vile denaro, e perdendo da quel momento il possesso del copyright. In molti casi, comunque, il copyright si estingue dopo un certo periodo: ad esempio, per i libri i diritti di copia cessano di esistere dopo 50 anni dalla morte dell'autore (anche se si sta pensando di modificare questa norma), e di lì in poi chiunque può riprodurre e diffondere gratuitamente e senza autorizzazione i testi. Il possessore del copyright, quindi, ha sempre e comunque il diritto di impedire la diffusione del proprio prodotto: è l'unica persona che decide in tal senso.

Spesso, tuttavia, si fa molta confusione su cosa sia o non sia protetto da copyright. La questione è molto semplice: qualsiasi "prodotto intellettuale" - ossia un oggetto che abbia richiesto abilità intellettive o artistiche per essere realizzato - è prodotto da copyright. Ogni singolo documento del WWW, ogni singola immagine reperibile in rete (o su un quotidiano, o su un libro) è protetta dal copyright. Particolare ancora più importante, in quasi tutti i paesi del mondo il diritto di copia esiste anche se esso non viene esplicitamente indicato con il classico messaggio "(C)...", e indipendentemente da qualsiasi tipo di registrazione o associazione; lo scopo delle associazioni di autori - in Italia, la SIAE - non è quello di "creare" il copyright, ma piuttosto quello di farlo rispettare e di procedere all'incasso dei diritti d'autore.

Per questo motivo, è importante sapere che ogni volta che, con il nostro computer, effettuiamo la copia di qualche cosa, siamo soggetti al rispetto del copyright, e quindi delle condizioni imposte dal singolo autore. In termini strettamente tecnici, salvare sul proprio hard disk un ipertesto, mettere in piedi un proxy che velocizzi l'accesso alla rete tenendo in memoria copia delle pagine più richieste, o persino creare un motore di ricerca che memorizzi parte dei documenti del WWW per indicizzarli, sono operazioni che, in assenza di una esplicita autorizzazione del possessore del copyright, costituiscono una violazione del diritto d'autore.

Ovviamente, è del tutto palese che l'applicazione rigorosa delle leggi sul diritto d'autore a Internet ne bloccherebbe completamente le funzionalità; si sta difatti correndo ai ripari. Ad esempio, nel dicembre 1996 una convenzione internazionale ha stabilito che le copie temporanee di documenti digitali - ad esempio quelli contenuti nella cache del vostro browser - non costituiscono violazione del copyright. Nel seguito di questo capitolo si vedrà quindi come è possibile utilizzare pienamente la rete evitando denunce per violazione dei diritti d'autore, tramite alcune consuetudini invalse nel passato e tuttora valide.


Segnalibro 10.2. Come mai in rete si trova gratis una grande quantità di software?

Se avete già navigato in rete per qualche periodo, e in particolare vi siete collegati a qualche sito FTP, sarete certamente rimasti stupiti dalla quantità di software e dati di ogni tipo che si possono trovare in rete, e che potete prelevare gratuitamente (ossia, al solo costo del collegamento). In effetti, bisogna subito eliminare una grande confusione che gli utenti fanno a questo riguardo: il fatto che voi possiate prelevare qualcosa gratuitamente non significa affatto che voi possiate usarlo gratuitamente. La grande maggioranza del software che voi trovate nei siti FTP o sul World Wide Web è commercializzato secondo una formula detta shareware, che vi permette di prelevare gratuitamente il prodotto e di testarlo per un certo periodo di tempo prima di decidere se acquistarlo o no. Tuttavia, una parte considerevole dei programmi che trovate, e inoltre praticamente tutte le immagini, le FAQ, gli ipertesti possono essere prelevati ed utilizzati gratuitamente.

Il motivo per cui esiste qualcuno - anzi, molte persone - che provvede a mettere gratuitamente a disposizione di tutti qualcosa da lui realizzato è il solito principio dello scambio reciproco, su cui si basa la rete: poichè molte persone si comportano in questo modo, ciascun utente si trova a disposizione una grande quantità di materiale gratuito, per cui ha interesse a far sì che ancora più persone si comportino in questo modo e in particolare a contribuire egli stesso. Molti programmatori dilettanti mettono a disposizione di tutti i propri programmi, spesso scritti in origine per uso personale, anche perchè in questo modo possono farsi conoscere; molti programmatori professionisti scelgono lo shareware come formula di commercializzazione perchè gli permette di raggiungere facilmente un numero maggiore di potenziali clienti a costo minore rispetto alla distribuzione nei negozi. (Non fatevi trarre in inganno dal sistema di distribuzione: spesso troverete in rete gratuitamente o a prezzi modici programmi molto migliori di equivalenti commerciali che costano parecchie centinaia di migliaia di lire. Il fatto che il programma sia distribuito gratuitamente non significa che esso non valga niente!) Quando si passa dal campo della programmazione a campi ancora più amatoriali, come ad esempio i fumetti o la musica, spesso si verifica un "effetto gruppo": alcune persone cominciano a raggrupparsi e a conoscersi, ad esempio dentro una mailing list o un newsgroup, oppure tramite pagine Web, e quindi decidono di mettere vicendevolmente a disposizione il materiale di cui dispongono, ad esempio trasportando immagini su computer tramite scanner, trasferendo testi da carta a dischetto, digitalizzando brani sonori; dopodichè, viene creato un archivio che di norma è liberamente accessibile da qualunque altro utente della rete. In questo modo altre persone con gli stessi interessi, richiamate dall'archivio, entrano a far parte del gruppo ed esso si allarga per la gioia di tutti i partecipanti. Tuttavia, mentre la distribuzione di software shareware è ammessa dagli autori e non costituisce violazione del copyright, la distribuzione di immagini o brani sonori è molto più "problematica" (si veda più sotto).

I programmi sono solitamente distribuiti in rete in un unico file, archiviato (per i programmi per PC, solitamente con PkZip) e avente un nome che richiama non solo il nome del programma, ma anche la sua versione. Difatti i programmi vengono periodicamente aggiornati - e in rete questo avviene ad una velocità molto maggiore rispetto ai programmi acquistabili nei negozi, per cui è vitale conoscere la versione del programma contenuta nell'archivio per decidere se conviene prelevarlo o se invece ne possediamo una versione più recente. Nel capitolo "Prelevare software da Internet" troverete indicazioni più dettagliate sul modo in cui i file sono distribuiti, e in particolare sull'uso del numero di versione per distinguerne l'aggiornamento.

All'interno di ciascuno di questi archivi è contenuto un file, solitamente denominato README.TXT, che contiene, oltre alle istruzioni per l'installazione, anche le condizioni di licenza alle quali il programma viene fornito, in cui, tra l'altro, troverete esplicitamente elencate le possibilità di copia e diffusione stabilite dal possessore dei diritti d'autore.


Segnalibro 10.3. Che cosa vuol dire "shareware", "PD"... ?

Ciascun programma disponibile in rete viene distribuito insieme ad opportune condizioni di licenza, che stabiliscono chi e come è autorizzato ad usarlo e se egli deve corrispondere un prezzo d'acquisto o no. Talvolta queste condizioni sono contenute in un file a parte, ad esempio LICENSE.TXT o REGISTER.TXT, ma dovreste comunque trovare indicazioni nel file README. È quindi opportuno, prima ancora di installare il prodotto, leggere questo file per capire a quali condizioni potrete usarlo. Alcuni programmi, comunque, vi presentano le condizioni di licenza durante l'installazione o al primo caricamento, e vi richiedono di accettarle "esplicitamente" premendo un bottone identificato da scritte come I Agree o Accept License. In questo caso, premendo il bottone accettate ai fini legali tutte le condizioni di licenza e vi impegnate a rispettarle (cosa che comunque vale anche per i programmi che non richiedono l'accettazione esplicita...)

Nel corso del tempo sono entrati nell'uso comune alcuni nomi particolari per indicare alcune condizioni di licenza più o meno standardizzate.

  1. Public Domain (PD): i programmi distribuiti come PD sono liberi da ogni vincolo di copyright: l'autore li mette gratuitamente a disposizione di chiunque rinunciando ai propri diritti. Qualunque persona può non solo copiare e utilizzare il programma, ma anche modificarlo (spesso nel pacchetto di distribuzione sono acclusi anche i sorgenti del programma), riutilizzarlo, inserirlo in altri programmi anche commerciali.
  2. Freeware: questi programmi sono copiabili e utilizzabili gratuitamente da chiunque, ma l'autore mantiene su di essi i propri diritti: il programma non può essere modificato e il codice non può essere utilizzato senza il suo consenso.
  3. Cardware: questi programmi sono copiabili e utilizzabili da chiunque a patto che egli invii una cartolina all'autore. (Alcuni autori richiedono cartoline di argomento specifico; dipende dalla licenza). L'autore mantiene i propri diritti: il programma non può essere modificato e il codice non può essere utilizzato senza il suo consenso.
  4. Shareware: questa è la categoria più grande, ed indica che il programma può essere copiato liberamente (molti autori incoraggiano a farlo) ma può essere utilizzato esclusivamente allo scopo di valutarne la validità in vista di un eventuale acquisto. Le condizioni esatte sotto le quali è ammesso l'uso a tale scopo sono indicate nella licenza. I casi più tipici sono:
    1. Il programma può essere utilizzato solo per un determinato periodo di tempo, e quindi deve essere cancellato;
    2. Il programma è incompleto, e per poterne usare tutte le potenzialità deve essere acquistato (modalità anche detta crippleware);
    3. Il programma "disturba" l'utente in vari modi (ad esempio costringendolo ad una lunga attesa prima di mettersi in moto, compiendo operazioni indesiderate, modificando parzialmente i dati che si stanno trattando...), che verranno eliminati solo dopo l'acquisto (modalità anche detta nagware).
    (Esistono poi molte combinazioni dei casi suddetti; quasi ogni autore si inventa una propria modalità per scoraggiare l'uso non autorizzato).
    Comunque sia, per poter usare un programma shareware in permanenza e nel pieno delle sue funzionalità esiste l'obbligo (perlomeno dal punto di vista legale e morale) di acquistarlo, ossia di registrarsi (to register) come utente autorizzato. La registrazione avviene in modo diverso da programma a programma, ma comporta normalmente il pagamento di una somma di denaro all'autore. Se il programma è crippleware o nagware, in cambio l'autore provvederà - inviando un dischetto con un nuovo archivio o una password - ad eliminare le limitazioni o le azioni di disturbo.

Segnalibro Un caso particolare è quello del progetto GNU (la sigla GNU è definita "ricorsivamente": significa GNU's Not Unix), promosso dalla FSF (Free Software Foundation). Si tratta di un lavoro collettivo, portato avanti da centinaia di programmatori, teso a creare un insieme di programmi gratuitamente disponibili in rete, e insieme a diffondere la programmazione. I programmi realizzati nell'ambito di questo progetto sono posti sotto la cosiddetta GNU GPL (General Public License), e possono essere distribuiti e utilizzati gratuitamente (come per il freeware) con in più l'obbligo di accludere alla distribuzione il codice dei programmi. Sotto licenza GNU sono disponibili programmi molto famosi, come il compilatore per il linguaggio C GCC e il programma Ghostscript per la lettura di file PostScript; per maggiori informazioni potete consultare http://www.gnu.org/. Il software GNU è princpalmente per sistemi Unix, e lo troverete nei siti FTP del progetto; tuttavia, esistono delle versioni per PC dei programmi GNU (incluso il compilatore C) disponibili nei siti Simtel.Net.

Esistono anche programmi con licenze di tipo particolare, diversificate a seconda di classi di utenti: ad esempio Netscape Communicator 4 è freeware per studenti e docenti universitari, è shareware ma con un periodo di valutazione illimitato per gli utenti domestici, è shareware e va registrato entro 90 giorni per l'uso in azienda o a fini commerciali.

Può capitare anche di trovare in vendita a basso prezzo, ad esempio su CD-ROM, raccolte di software PD, freeware o shareware. Normalmente, difatti, le licenze di questi programmi prevedono che essi, sebbene di copia e uso parzialmente o totalmente gratuito, possano essere inseriti in raccolte di software per le quali viene richiesto un compenso in denaro, a patto che il prezzo richiesto sia tale da coprire esclusivamente le spese di pubblicazione (stampa dei CD, distribuzione...) più un piccolo margine. Tuttavia, acquistando una raccolta di questo tipo si acquista soltanto la possibilità di leggere e copiare gli archivi in essa contenuti; se essi contengono programmi shareware che si desidera utilizzare, bisognerà poi provvedere ad "acquistarli" in senso vero e proprio, registrandosi e corrispondendo direttamente all'autore il relativo prezzo.

In generale, la "libertà di copia" concessa vale soltanto a patto che l'archivio sia mantenuto integro e non modificato (ossia, è possibile copiare l'archivio originale ma non i singoli file in esso contenuti).


Segnalibro 10.4. Posso copiare tutti i testi che leggo e tutte le immagini che vedo?

Materialmente, il vostro browser vi permette di salvare sull'hard disk gli ipertesti che leggete, effettuandone quindi una copia. Tuttavia, la possibilità materiale non implica la possibilità legale!

In generale, Internet favorisce la circolazione delle informazioni, e inoltre chi tace acconsente; pertanto in assenza di indicazioni ci si potrebbe ritenere autorizzati a copiare l'ipertesto, specialmente se per uso personale. Tuttavia, non va dimenticato che l'autore delle pagine possiede comunque i diritti d'autore su di esse: bisogna quindi chiedere l'autorizzazione all'autore delle pagine non appena qualcosa possa indurre a ritenere che egli abbia qualcosa da obiettare alla copia. Ad esempio, se su di esse viene riportata una indicazione di copyright, o se esse riproducono materiale protetto da copyright (posto che esso sia stato riprodotto a norma di legge, il che non avviene quasi mai), è buona norma chiedere l'autorizzazione all'autore: una indicazione del tipo "(C)..." sottintende normalmente la volontà di mantenere sotto controllo la diffusione dell'iperoggetto in questione. Ovviamente, gli autori non desiderano essere scocciati per questioni simili, anche perchè la prassi è quella di copiare tutto senza problemi; per questo motivo talvolta le condizioni di copyright vengono indicate in una delle pagine dell'insieme di ipertesti posti nell'area dell'autore, o in una parte del documento. Ad esempio, molte FAQ o guide riportano all'inizio o alla fine una sezione in cui l'autore ne autorizza la diffusione, a certe condizioni.

Un discorso completamente diverso si apre se volete copiare l'ipertesto per inserirlo sulle vostre pagine in rete o se volete riprodurlo in qualsiasi altra situazione diversa dall'uso personale (che so, un libro su Internet, un CD-ROM...): in questo caso è sempre necessario chiedere l'autorizzazione all'autore, a meno che egli non abbia esplicitamente scritto da qualche parte che lo potete fare. (In generale, è bene non mettersi a elucubrare sul fatto che sia bene o meno per l'autore permettere la diffusione del testo: basta chiedere e tagliare la testa al toro.)

Le stesse regole valgono per i libri elettronici o per altri testi anche non inseriti nel Web: spesso essi sono liberamente distribuibili (rientrano tipicamente in questa categoria le FAQ, le RFC, e molti altri testi) ma talvolta essi riportano specifiche indicazioni di copyright che vanno rispettate.

Analogamente, in rete troverete grandi quantità di immagini. All'atto pratico, chiunque può copiarle e distribuirle senza problemi tecnici; tuttavia molte delle immagini che percorrono la rete sono digitalizzazioni di opere esplicitamente protette da copyright e non potrebbero quindi essere copiate - così come non potreste fotocopiare i libri da cui sono spesso tratte. Spesso il copyright è indicato esplicitamente, e in questo caso le immagini non devono assolutamente essere copiate senza l'autorizzazione del possessore dei diritti. Succede inoltre di trovare in rete riproduzioni di immagini protette da copyright - ad esempio fumetti. In questo caso, la persona che ha trasferito quelle immagini da carta a formato binario ha violato le leggi sul copyright, a meno che non lo abbia fatto dietro autorizzazione.

D'altra parte, fino a poco tempo fa il numero degli utenti della rete era talmente esiguo che queste violazioni venivano sostanzialmente tollerate dagli autori, posto che essi se ne accorgessero, anche perchè le leggi vigenti - in particolare in Italia - ignoravano completamente il caso specifico della riproduzione binaria (sebbene il concetto di "riproduzione con qualsiasi mezzo" includa ovviamente anche la digitalizzazione). Vista però la crescente diffusione di Internet, non è improbabile che in un futuro prossimo si cominci a porre maggiore attenzione al rispetto dei diritti d'autore su tutto il materiale reperibile in rete (il che, per quanto doveroso, potrebbe rivelarsi rovinoso per molti dei gruppi di interesse hobbistico in rete, ad esempio per i fan dei fumetti giapponesi o di molti gruppi rock che si scambiano digitalizzazioni delle canzoni e bootleg tramite la rete). Esistono d'altra parte alcuni (pochi) scrittori ed autori che hanno pubblicato gratuitamente le proprie creazioni su Internet e le hanno messe a disposizione di tutti gli utenti.


Segnalibro 10.5. Posso prendere programmi in un sito e copiarli ad un altro?

Negli utenti di computer che non sono abituati all'uso di Internet o di un sistema di comunicazione più ridotto come ad esempio una BBS, è stato a fatica inculcato negli ultimi anni il seguente principio: "Copiare software è un reato". (L'affermazione di questo principio in Italia è stata resa più difficile sia da una diffusa abitudine alla violazione dei diritti d'autore - si pensi ad esempio ai libri fotocopiati - sia dal fatto che, nei primissimi anni dell'informatica "casalinga", l'unico modo di entrare in possesso di programmi era solitamente l'acquisto di una copia presso un negozio o una rivista, che spesso vendevano esclusivamente copie pirata.) Tuttavia, la rete si basa essenzialmente sul principio opposto: "Copiare software è opera meritoria". Le due cose non sono affatto in contraddizione, perchè si riferiscono a tipi di software diversi. Il primo principio, quello che vieta la copia, riguarda tutto il software comunemente venduto nei negozi; esso viene venduto a condizioni di licenza che ne vietano la copia e la redistribuzione in qualsiasi modo (a parte licenze particolari). Questo principio sarebbe però estremamente scomodo da applicare su una rete, dove i negozi non esistono e le transazioni in denaro sono estremamente insicure e laboriose. Per questo motivo, sulla rete ha trionfato l'idea opposta: gli utenti sono incoraggiati a copiare il software, a mostrarlo ai propri amici, e a redistribuirlo in qualsiasi modo, ad esempio scaricandolo su altri siti che non lo posseggono. Questo perchè la modalità di commercializzazione è una di quelle in precedenza indicate (PD, freeware, shareware...), che cercano di diffondere il prodotto semplicemente facendolo circolare e permettendo ad un grande numero di utenti di provarlo gratuitamente.

Ovviamente, bisogna stare attenti a non confondere il tipo di software con il mezzo attraverso cui viene diffuso. Succede talvolta - molto raramente, in verità - di incontrare in rete un programma commercializzato nei negozi: in questo caso, il fatto che esso sia posto in rete, magari in un luogo accessibile a tutti, non vi autorizza nè a copiarlo nè a redistribuirlo, anzi queste azioni costituiscono un reato esattamente come se voi compraste i dischetti pirata del programma. Al contrario, qualsiasi programma shareware distribuito in rete può di solito essere trasferito e distribuito su dischetto e perfino venduto in un negozio, a patto che il prezzo sia tale da coprire soltanto le spese del negoziante.

Se scoprite da qualche parte un programma "copiabile" che ritenete interessante per altri utenti della vostra zona, compirete un'azione meritoria se provvederete a copiarlo (uploadarlo) anche in uno dei siti FTP a voi vicini, ad esempio quello della vostra azienda o provider o università. Non tutti i siti accettano programmi dagli utenti, ma la maggior parte lo fa, predisponendo una directory denominata incoming o uploads posta nella root directory. In questo caso, scaricare un nuovo programma in una di queste directory farà sia la felicità degli altri utenti del sito, sia quella dei possessori del sito - che grazie alle vostre contribuzioni renderanno il loro computer ancora più interessante - sia quella dell'autore del programma, che vedrà aumentare il numero dei potenziali utenti o clienti.

Ciascun sito FTP predispone normalmente una serie di istruzioni, memorizzate nella root directory o visualizzate all'atto del collegamento, per chi vuole scaricare in essi nuovi file. È normalmente opportuno segnalare con un E-mail agli amministratori del sito la presenza del nuovo file, magari insieme ad una breve descrizione.


Segnalibro 10.6. Chi è responsabile per quello che io faccio sulla rete?

La questione della responsabilità delle azioni commesse tramite un sistema informatico è tuttora aperta, specialmente in Italia dove raramente le leggi riescono a tenere il passo dell'evoluzione della società. Da pochi anni è in vigore una legge che riguarda esplicitamente i diritti d'autore sul software; tuttavia essa, se da una parte affronta e reprime con severità la diffusione di software non originale, come richiesto dalle aziende produttrici, dall'altra si dimentica quasi totalmente degli aspetti legati alla comunicazione e al comportamento dei singoli utenti. Allo stato attuale, sebbene ovviamente ogni persona risponda delle proprie azioni, il proprietario di un sistema informatico (sia esso un computer connesso a Internet, una BBS...) è responsabile di tutte le azioni compiute dai suoi utenti, di tutto il software posto su di esso e di tutte le affermazioni compiute dai suoi utenti e memorizzate su di esso, ad esempio su aree di discussione o pagine del Web. Sebbene io non abbia le competenze per affermarlo con certezza matematica, un insieme di ipertesti del World Wide Web dovrebbe essere equiparato dalla legge ad una pubblicazione cartacea, e pertanto il proprietario del sistema, in assenza di un direttore responsabile, risponde di tutto quello che c'è sopra. Questo è un notevole ostacolo alla partecipazione attiva alla rete: difatti molti gestori di sistema non mettono a disposizione dei propri utenti spazi per la pubblicazione di proprie pagine non tanto per motivi tecnici, ma per non rischiare poi di venire chiamati in causa per un eventuale uso improprio che ne venisse fatto. Certo, è possibile stipulare contratti che comportino una possibilità di rivalsa verso l'utente finale, ma la responsabilità del proprietario del sistema difficilmente può venire eliminata.


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