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Agonia portale
Numero 11 - 24 Maggio 2003 (Sabato), 12:22

Vecchio Commonwealth Oggi su fotoblòg

Vecchio Commonwealth

Molto inglese.

Giovedì ero a Roma all'assemblea annuale di Società Internet, in occasione della quale rappresentanti delle varie categorie (io per gli utenti in ICANN) hanno avuto modo di esporre le proprie idee e le proprie esperienze.

Tra gli altri relatori, oltre al mio ex capo Gianluca Dettori e ad altre figure storiche della rete italiana, figurava Paolo Barberis, Presidente di Dada, la cui relazione era centrata su un problema tanto interessante quanto poco affrontato.

Dunque, quello che diceva Barberis era grosso modo questo: la gente si collega alla rete perchè ci trova dei contenuti - prevalentemente, a livello di massa, siti Web interessanti. Ogni anno, gli italiani spendono circa 500 milioni di euro in connettività (85% dial-up, 15% ADSL, fibra e CDN). Eppure, questi soldi finiscono interamente alle società di telecomunicazioni, Telecom Italia in testa, e, per una percentuale relativamente bassa, agli ISP. I content provider di tutti questi soldi non vedono una lira, e - a parte quelli che fanno anche e-commerce - devono cercare di sopravvivere soltanto con la pubblicità (50 milioni di euro l'anno, in forte calo). In questo modo evidentemente non si può sopravvivere a lungo: e difatti, passata la bolla della new economy, moltissimi siti chiudono o smettono di fornire contenuti gratuiti o ne abbassano la qualità; e come risultato, anche il traffico Internet ha smesso di crescere.

Cosa fare, allora? La proposta di Barberis è la seguente: obblighiamo tutti i provider a migrare sulle nuove numerazioni 702; aumentiamo il prezzo al minuto del dialup (che è il più basso d'Europa) del 20-30%; e con quei soldi creiamo un fondo da distribuire a chi fa siti. Le società fornitrici di contenuti dovrebbero registrarsi in un apposito albo, aderire a un codice di autoregolamentazione (in modo che non si finanzino i siti porno) e poi ricevere una fetta dei soldi in base al traffico.

La mia prima reazione a questa proposta è stata decisamente negativa, soprattutto per la seconda parte: a parte la difficoltà di misurare il traffico di un sito in modo affidabile (certo, esistono Onetone e NetRatings, ma ci credono solo i marchettari), io sono allergico ai bollini e alle registrazioni per i siti; per non parlare dell'opportunità di aumentare i costi per gli utenti per mantenere portaloni e portalini l'uno fotocopia dell'altro, visto che, onestamente e con tutto il rispetto per chi li fa, di Ciaoweb, di Caltanet, o anche del Supereva di Barberis, non sentirei certo la mancanza. Per non parlare del fatto che Internet esisteva ed era piena di siti interessanti e gratuiti ben prima che esistesse il Nuovo Mercato, e che moltissime persone (tra cui me) usano la rete quasi solo per lavorare, per accedere a siti esteri o istituzionali, per usare la posta e i newsgroup, e non si capisce perchè dovrebbero finanziare i portali nostrani.

Ma se la risposta è sbagliata, il problema oggettivamente c'è, come ben sa chi di noi ha avuto occasione di mettere in piedi un sito Web che offre contenuti (la mia esperienza fu, ben prima di Napster, con le sigle dei cartoni animati...), di vederlo avere successo, e di dover poi combattere con i costi e le complicazioni di tenerlo in piedi quando fa milioni di hit al mese.

E' quindi vero che se si trovasse una forma di sostentamento dei siti più interessanti, forse riusciremmo ad avere contenuti migliori senza essere invasi dai popup porno e dai dialer; anche perchè se non lo si farà, dopo che quasi tutti i siti gratuiti saranno morti, saranno Telecom e le sue sorelle a decidere chi foraggiare e chi no, scegliendo che cosa far vedere ai propri clienti e trasformando Internet in una specie di Telepiù interattiva a contenuti predeterminati o quasi.

Ma quello che farei io, senza andare a inventare forme di prelievo e redistribuzione forzata dall'alto, sarebbe incentivare meccanismi semplici di contribuzione volontaria come PayPal, che, zitto zitto, anche in Italia sta avendo un buon successo. Volendo, basterebbe che gli ISP caricassero una percentuale dei proventi della connessione (ADSL o dialup che sia) in un account personale di ogni cliente, che poi egli potrebbe spendere per finanziare un sito o servizio qualsiasi, in Italia o all'estero, bollinato o no, purchè gratuito e purchè senza ricevere merce in cambio.

Certo, essendo in Italia, penso che la maggior parte dei navigatori spenderebbe questo credito autofinanziando il proprio sito personale o quello degli amici; del resto siamo nel paese dove l'utente medio di un peer-to-peer qualsiasi condivide al massimo tre file (se no quelli che scaricano gli intasano la banda) ma si incazza se non gli fai scaricare cinque dischi aggratis da una T1. Forse una soluzione al problema non esiste, a parte quella di cominciare a pagare gli abbonamenti ai servizi che valgono davvero. Ma è sicuramente un problema serio.

Musica di supporto: oggi trash! Una donna, una voce, un mito dei miei sette anni: è Loretta Goggi con Maledetta primavera, secondo posto al Sanremo del 1981. In alternativa, una operazione così spudoratamente commerciale da risultare persino simpatica: Move your feet di Junior Senior, che nel loro video simil-Intellivision (da non perdere) si spacciano per padre e figlio della provincia americana in una replica dei Jackson Five, e invece sono due fratelli danesi spinti dalla Universal.


--vb.

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<Commenti>

Attenzione: quanto segue potrebbe non essere vero.
ezio
24 Maggio
13:39
Mah, personalmente credo che sia stia attraversando lo stesso tipo di problema/periodo che hanno dovuto passare giornali, periodici e tutti i mezzi bene o male d'informazione. Sarà una scelta naturale, di certo vivremola rete leggendoparecchia pubblicità. Credo sarebbe ora per alcuni aspetti, che le connessioni costassero di meno ed almeno chi distribuisce connessioni creasse portali meno pubblicitari e con più contenuti interessanti. Per il resto ribadisco, se unovuole farsi un suo "GIORNALE" in rete sa che se ne assume i rischi ed i costi. Credo sia un concetto d'impresa che ancora ci sfugge... Nessuno fonda un giornale su carta in propio, lo riempie di contenuti, lo stampa e lo distribuisce GRATUITAMENTE, per cui credo che anche in rete avverà ed avviene questo. Poi le Aziende,i fornitori di contenuti (giornali,aziende, etc,etc) dovrebbero creare siti, che a loro comunque servono e sono utili per i più svariati motivi, e dedicare chi più, chi meno, degli spazi per ospitare GRATUITAMENTE pagine di chi non potendo permettersi di mantenere un sito, ha qualcosa un sito, generando comunque sempre traffico sul loro server, e per cui assieme alla visibilità data all'ospite, darebbero comunque visibilità al propio. Con le conseguenze che tutto questo comporta. Certo non sarà un percorso facile. In tutti i campi c'è la tendenza a guadagnare il massimo con il minimo sforzo, con una minima ridistribuizione dei proffitti/margini/vantaggi con conseguenze enormi, con effetti enormi enormi sul sociale... Ma questa è un altra storia. Spero di essere stato chiaro, di solito scrivo e rileggo quello che scrivo, qui lo ho fatto tutto solo in diretta, scusate gli strafalcioni. Bye!
 
NMF
25 Maggio
10:03
Non è stata presa in considerazione l'alternativa dialer ;-)
 
Simone Caldana
25 Maggio
21:05
Io credo fermamente che il concetto di centralizzazione delle informazioni non si sposi con la struttura decentralizzata della rete. Come dicevi, il problema sta nel sostenere i costi di un sito che fornisce contenuti interessanti e che viene quindi sommerso di richieste. Ridotti questi costi di svariati ordini di grandezza rimarrebbe il costo della produzione del contenuto, che e' decisamente piu' limitato rispetto a quello della distribuzione.
Secondo me il problema dei grossi siti e' che sono grossi siti. Se invece di pochi grossi siti ci fossero molti piccoli siti il problema si autoregolerebbe. (come dite? non si puo' fare business? errato: si puo' solo fare business di contenuti. Mi spiace tanto per i parassiti delle catene di distribuzione)
 
vb
31 Maggio
11:00
Giusto per fare orgogliosamente notare che questo post è stato ripubblicato da Punto Informatico: http://punto-informatico.it/p.asp?i=44285
 
Piero
2 Giugno
15:40
Fare aumentare il costo delle connessioni? Ma neanche per idea. Condivido di più le tesi di Vittorio Bertola. Sono dell'idea che un sito Web deve essere sostenuto dai propri lettori e da chi usufruisce dei servizi o attraverso contribuzioni volontarie o attraverso il pagamento di un canone fissato dai gestori del sito.
 


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